La normativa italiana sulle ica

La normativa nazionale in materia di Infezioni Correlate all’Assistenza si dipana in maniera disorganica ed è, tuttora, lacunosa, o quanto meno, generica.

Il primo intervento normativo in Italia relativo alle ICA è la Circolare del Ministero della Sanità n. 52/1985 “Lotta contro le infezioni ospedaliere”, a firma dell’allora ministro della Sanità Costante Degan, che segna o, meglio, avrebbe dovuto segnare, l’avvio di un pro-gramma di controllo delle infezioni ospedaliere. Di particolare importanza è la comparsa di una definizione normativa di infezione ospedaliera.
Con questa Circolare nella viene raccomandato l’avvio di un programma di controllo delle infezioni in ciascun presidio ospedaliero, che includa la costituzione di un Comitato multidi-sciplinare, l’istituzione di un gruppo operativo, il dotarsi di personale infermieristico dedica-to (l’infermiera addetta al controllo delle infezioni). Viene affidato alle Regioni il compito di coordinare le attività e di rinforzare i programmi di formazione professionale;
[[http://www.ccm-network.it/documenti_Ccm/prg_area1/Inf_Oss/Normativa_naz/Circolare52_1985.pdf].

Il secondo intervento normativo in materia è la Circolare del Ministero della Sanità n. 8/1988 “Lotta contro le infezioni ospedaliere: la Sorveglianza” con cui il Ministero della Salute da un lato prende atto della difficoltà di adottare (almeno all’epoca) sistemi di sor-veglianza unificati e, dall’altro, detta alle Aziende Sanitarie Locali i criteri da seguire per l’identificazione e la classificazione delle infezioni. Vengono infatti definiti i criteri stan-dardizzati per la definizione e la diagnosi dei diversi siti di infezione ospedaliera e i me-todi di sorveglianza. La Circolare raccomanda di utilizzare oltre ai dati del laboratorio anche sistemi di sorveglianza “attiva”.
[https://www.ccm-network.it/documenti_Ccm/prg_area1/Inf_Oss/Normativa_naz/Circolare8_1988.pdf]

Con le Circolari Ministeriali del 1985 e del 1988 si definisce e si ufficializza il ruolo del CIO (Comitato Infezioni Ospedaliere), la cui costituzione viene indicata come indifferibile per ogni struttura ospedaliera. Le direttive e le indicazioni emanate dal CIO avrebbero poi do-vuto essere applicate materialmente dal Gruppo Operativo (GO), costituito da un numero ristretto di figure esperte impegnate a tempo pieno nelle attività di controllo e di preven-zione delle infezioni nosocomiali. A questi, almeno nella teoria, viene affidato il compito di ridurre l’incidenza delle ICA che, secondo il Piano Sanitario Nazionale del 1998-2000 – Un patto di solidarietà per la salute, doveva ridursi del 25%:

L’incidenza di infezioni acquisite in ospedale, che in Italia colpisce tra il 5% e il 10% di tutti i pazienti ricoverati, è un importante e sensibile indicatore della qualità dell’assistenza prestata. Accanto ai tradizionali rischi legati ai problemi di igiene ambientale, particolare rilevanza nella prevenzione delle infezioni ospedaliere as-sume infatti l’adozione di comportamenti e pratiche professionali e di assetti orga-nizzativi orientati a minimizzare il rischio di trasmissione dell’infezione. La tempesti-va identificazione e il trattamento secondo i regimi raccomandati e per il periodo di tempo necessario delle malattie infettive emergenti e riemergenti rappresentano gli interventi più efficaci per ridurre il danno individuale nonché le
fonti di infezione ed il rischio di trasmissione nella popolazione. La diffusione di ceppi di microrganismi multiresistenti o resistenti ai farmaci di ultima generazione rappresenta una emergenza sanitaria in tutto il mondo e deve essere attentamente sorvegliata e contrastata con interventi efficaci. […] L’incidenza delle infezioni ospedaliere dovrà ridursi di almeno il 25%, con particolare riguardo a infezioni delle vie urinarie, infezioni della ferita chirurgica, polmoniti post operatorie o associate a ventilazione assistita e infezioni associate a cateteri intravascolari.

[https://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_947_allegato.pdf]

Di fondamentale importanza, pur nella sua portata generica ( e non specificamente rivolta alle ICA) è la Legge “Balduzzi” del 2012 come integrata dalla Legge “Gelli-Bianco”. Queste, combinandosi fra loro, hanno posto nuove basi normative per definire la posizione dell’azienda ospedaliera nell’applicazione (i) dei protocolli di prevenzione, in generale, dell’insorgenza di casi di malasanità (quali sono di certo quelli da infezione intraospedalie-ra) e (ii) delle c.d. Linee Guida anche al fine di escludere responsabilità in capo all’Azienda e ai suoi esponenti, con conseguente maggiore serenità dei sanitari e risparmi per le casse della sanità pubblica e privata.

Da ultimo, con riferimento al tema delle I.C.A e sull’approccio a lungo termine al contrasto delle stesse, si segnala il c.d. piano PINCAR, il Piano Nazionale di Contrasto all’antimicrobico-resistenza 2017-2020 che individua nell’eccessivo ricorso agli antibiotici una delle cause dell’insorgenza di infezioni correlate all’assistenza sanitaria.
[https://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_2660_allegato.pdf].

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